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Monumenti a Milazzo: chiese e palazzi antichi milazzo monumento chiesa palazzo antico centro storico



Milazzo è una città davvero ricca di bellezze storiche, paesaggistiche, architettoniche, che purtroppo risultano tutt’ora  poco valorizzate o, peggio, lasciate all’incuria. Per i turisti, ma anche per i milazzesi che volessero conoscere un po’ meglio la loro città, abbiamo immaginato tre possibili percorsi, dando risalto ad alcune delle opere più rappresentative( citarle tutte sarebbe impossibile) create sia dall’uomo che dalla natura..

Iniziamo la nostra passeggiata da un luogo strategico della nostra città, dal quale si snodano varie vie per raggiungere i monumenti più interessanti della zona centrale: piazza Caio Duilio. Qui si possono ammirare:

nel 1570 il padre carmelitano Andrea Cordaro da Tripi per commissione dei suoi superiori e su richiesta della città si reca a Milazzo dove fonda un Convento dell’ordine,  nel luogo in cui sorgevano l’antica chiesa di san Filippo d’Agira, appartenente ad una confraternita locale e la chiesa della Madonna della Consolazione della famiglia Rigales. Successivamente ha inizio anche l’edificazione della nuova chiesa. Il convento è stato ampiamente rimaneggiato ed ospita oggi gli uffici del comune. L’antico chiostro del medesimo si trovava dove ora c’è l’atrio del Carmine. La chiesa contiene interessanti dipinti e particolari in stile barocco. Barocca è anche la facciata principale.

collocata di fronte alla chiesa del Carmine ed al centro di piazza Caio Duilio, è del 1990 e  sostituisce quella precedente, risalente al 18° sec, la quale venne spostata con l’intento di rimontarla in altra sede per lasciare il posto ad un nuovo monumento dedicato allo storico personaggio che dà il nome alla piazza. Ma i pezzi purtroppo andarono persi, anche a causa del sopraggiungere del secondo conflitto mondiale. La fontana settecentesca, a sua volta, sostituiva quella originaria  del ‘500 che il Perdichizzi così descriveva: “Un’ingegnosa fontana di marmo bianchissimo, con quattro bizzarri leoni attorno e sul piedistallo, di mezzo una bella immagine grande  di Mercurio”.

dirimpetto alla chiesa del Carmine, sull’altro lato della strada, si staglia questo edificio appartenente ad una delle nobili famiglie milazzesi. Questo palazzo del seicento venne rimaneggiato varie volte. Garibaldi ne fece il suo Quartiere generale nei giorni successivi al 20 luglio 1860, ricevendovi Agostino de Pretis, Francesco Cispi ed il conte Giulio Litta Modignani, inviato di Vittorio Emanuele II . Oggi è sede di uffici e studi professionali.

Lasciando piazza Caio Duilio ed oltrepassando Piano Baele, si arriva alla via Giacomo Medici, un tempo denominata strada Catanzara per la presenza di palazzi appartenenti a questa nobile famiglia. Su questa via, a parte le dimore gentilizie del principe Bonaccorsi, della famiglia Catanzaro-Gemelli e dei Proto (non visitabili perché proprietà private), si trova l’ingresso laterale della chiesa di san Giacomo.

dedicata a san Giacomo apostolo, fu costruita nel 15° sec. Dice il nostro storico Perdichizzi nel suo Milazzo Sacro: “La chiesa dedicata a san Giacomo apostolo fu dalli saraceni demolita, a tempo poi del re Alfonso, essendo la città stata travagliata con lungo e stretto assedio da Luigi d’Angiò, implorò l’aiuto divino per mezzo dei meriti dell’Apostolo, e ricevuta la libertà, in ricompensa del ricevuto beneficio fu dall’Università riedificata la Chiesa sotto gli auspici del medesimo santo..”. Presenti all’interno, fra l’altro,  dipinti del settecento, pregevoli marmi e stucchi, la statua del santo, coro e pulpito in legno, l’altare maggiore intarsiato proveniente dal Duomo antico, la cripta sotto il presbiterio. Bella anche la facciata principale. E’ aperta principalmente durante le cerimonie o per eventi culturali. Accanto all’ingresso laterale della chiesa posto sulla via Medici, i resti di quella che fu la chiesa delle Anime del purgatorio.

Dalla chiesa di San Giacomo, attraverso la piccola via Nino Ryolo, si può risalire verso la Chiesa madre. E’ una struttura moderna inaugurata alla vigilia di natale del 1951. Il 27 dicembre 1953 veniva consacrata al culto di Santo Stefano protomartire, patrono della città. Sono presenti varie opere provenienti dal duomo Antico, esempio il fonte battesimale. La statua in legno policromo del santo è di Filippo Quattrocchi che la realizzò nel 1786. Il 23 marzo 2002 è stata inaugurata la sua nuova piazza.

comunemente definito “Marina Garibaldi”, è il tipico luogo di passeggio dei milazzesi. Chi non ricorda le classiche “vasche” percorse andando avanti e indietro sotto i suoi numerosi e familiari alberi?  Non vogliamo peccare di campanilismo, ma molti “forestieri” ce lo invidiano. Peccato che da qui si goda un panorama non proprio edificante..

posta a ridosso del Lungomare, presenta delle similitudini a quella più grande e famosa di New York. Si tratta di un monumento commemorativo dedicato ai garibaldini periti durante la battaglia del 20 luglio 1860. Venne costruita alla fine dell’800 e fu inaugurata da Francesco Crispi, che per l’occasione fu ospite del palazzo del principe Bonaccorsi, precedentemente citato.

Procedendo oltre e percorrendo il lungomare Garibaldi fino al rione marinaro di Vaccarella, si arriva alla chiesa di Santa Maria Maggiore. Costruita nei primi decenni del seicento, cambiò più volte denominazione. Dice il Perdichizzi: “Ritornando alla Riviera del mare appresso l’Ospedale verso Mezzogiorno, fu edificata la chiesa di S. Erasimo, correttamente detta di S. Ermo; rinnovando la memoria dell’antica chiesa sotto il titolo medesimo. Nell’anno 1632 il padre Antonio Faranda fondò in questa chiesa una Congregazione sotto titolo Gesù e Maria (la chiesa cambiò perciò nome n.d.r.). Non essendo capace per la moltitudine dei congregati fu di bisogno ingrandirla, come si fece a spese della congregazione.. L’anno 1662 fu questa chiesa fatta sacramentale e parrocchia ed è la terza della città”.  A partire dal 1755 assunse l’attuale denominazione. Una lapide posta accanto all’ingresso ricorda che sul suo sagrato si riposò Garibaldi, dopo le fatiche della battaglia del 20 luglio 1860.

Chiesa di san Papino o del SS. Crocefisso:
giungendo più o meno a metà della passeggiata sul Lungomare, si giunge all’altezza della via Cristoforo Colombo, posta sulla sinistra se si procede in direzione Vaccarella, dalla quale si può risalire fino a raggiungere  piazza san Papino, che ospita l’omonima chiesa ricostruita sulle fondamenta di una chiesa  dedicata al martire Papino, vittima delle persecuzioni di Diocleziano. Si narra che i milazzesi per salvare il corpo del santo dagli invasori, lo nascosero forse nella stessa chiesa o sulla spiaggia. Fu più volte ricostruita, nel 1618 venne donata dalla città all’ordine dei Frati Minori. La chiesa venne così ingrandita e fu ampliato il convento. Quest’ultimo ha ospitato più capitoli dell’ordine.  Fra l’altro, ricordiamo lo splendido crocefisso ligneo di fra Umile da Petralia che lo realizzò intorno al 1633. Questa sacra effige è ritenuta prodigiosa poiché si tramanda che abbia lacrimato nel 1798.

attraversando tutta piazza san Papino in direzione del mare, sulla destra si può scorgere un barcone ingabbiato in una struttura metallica. Si tratta del palischermo San Tommaso, uno dei più imponenti della flotta utilizzata per la pesca del tonno, che per lunghi anni ha caratterizzato la nostra economia. Costruito nel 1937, come si può vedere è, purtroppo, molto rovinato. Sta lì già da parecchi anni in attesa del restauro che merita..

è posta ai piedi della via Impallomeni, dalla quale si accede alla parte alta della città, lungo il percorso che porta a San Papino. Vi campeggia il monumento ai milazzesi caduti per la patria. Esso è formato da una statua in bronzo di altezza superiore ai due metri, opera dello scultore palermitano Nino Geraci(1924), con ai lati due colonne rostrate sormontate da vittorie alate.

collocata all’angolo fra piazza Roma e la via Umberto I°,  è una piccola chiesa  costruita su un’antica costruzione di epoca bizantina,  più volte rimaneggiata e che sorgeva in un’area dedicata alle sepolture. La statua marmorea della santa, attribuita al Gagini, precedentemente si trovava in un’altra chiesa posta nelle vicinanze di quella di san Gaetano. Essa fu distrutta durante l’assedio del 1718-19 e non più ricostruita. Il culto della santa venne, quindi, trasferito nella chiesa fino ad allora dedicata a Santa Margherita.  Recentemente sotto l’altare maggiore è stata rinvenuta una piccola cripta che ha suscitato l’interesse della Soprintendenza ai BB. CC.

Rappresenta la parte alta della città ed il luogo dei primi insediamenti urbani al di fuori delle mura della cittadella fortificata.

quando si inizia a percorrere la via G. B. Impallomeni, più o meno all’altezza degli edifici della Asl, si intravedono i resti dei Quartieri spagnoli. A questo livello si trovava anche un’antica porta che dava adito alla città alta. Il quartiere fu voluto dal vicerè Marcantonio Colonna, che lo commissionò all’ing. Camillo Camilliani e venne costruito verso la fine del ‘500 ed utilizzato come baluardo  di difesa della città alta e della salita del castello. Ospitava gli alloggi dei soldati e degli ufficiali. Per la sua  presenza la via Impallomeni è ancora oggi da molti milazzesi definita “Nchianata du Quattèri” (la salita del Quartiere). La costruzione  lunga 225 m era a due piani, era protetta da due torri terminali ed erano presenti intorno baluardi, fossati, trincee. Quando la sua funzione di difesa non fu più necessaria per il mutare degli eventi, ebbero inizio le trasformazioni e le demolizioni. In futuro, i locali rimasti si dovrebbero adibire a museo archeologico.

continuando a salire, non molto distante, sulla destra è collocato questo santuario, l’unico in Sicilia direttamente fondato dal santo, che fra il 1464 ed il 1467 terminò il rustico della chiesa e del convento. Parecchi i prodigi legati alla sua costruzione: dall’allungamento della trave posta fra le due pareti risultata troppo corta, ai due massi divenuti tanto leggeri da riuscire a spostarli con le mani, sui quali poggia una parte della chiesa, la quale venne in pratica costruita senza fondamenta sul colle san Biagio e dedicata, per volere del santo, a Gesù e Maria. Presenti varie reliquie, es. la Berrettella del taumaturgo. Venne rimaneggiata ed ingrandita nel 1620.  Quest’anno ricorre il cinquecentenario della morte del santo e Milazzo è stata meta di numerosi pellegrini.

posto di fronte alla chiesa del santo di Paola è stato ricavato dai locali dell’ex carcere femminile. Vi sono esposti  numerosi  reperti archeologici frutto, più che altro, di rinvenimenti fortuiti durante gli scavi effettuati sul nostro territorio a scopo edificatorio. Presente anche una piccola sala dedicata al nostro eroico concittadino Luigi Rizzo, che accoglie cimeli, foto documenti. Orari di visita: mattina Ore 9:30 - 13:00, pomeriggio Ore 16:30- 20:00. L’ingresso è gratuito.

accanto al museo si apre una scalinata che porta a questa chiesetta del 1575. Fu costruita per un voto fatto dalla città durante una lunga pestilenza che colpì il regno per circa tre anni. Ha l’aspetto di una piccola fortezza con tanto di merlatura. La statua del santo è del tardo cinquecento.

è vicina alla chiesa di san Rocco, risale al 1640 e fu costruita per volere della congregazione della Concezione. Venne ampliata alla fine dell’800 e vi fu annesso anche il costruendo nuovo  convento dei Cappuccini. Presenti, fra l’altro, alcuni dipinti provenienti dall’antica chiesa dei Cappuccini ed un caratteristico ed antico presepe artistico, opera di un artigiano agrigentino.

lasciando la chiesa di san Francesco e percorrendo in salita la via D’Amico Rodriguez (strada interna parallela alla via Impallomeni) si arriva al palazzo del Governatore o dei Vicerè, così denominato in quanto ospitò dalla fine del seicento e per oltre un secolo, il Governatore, la locale autorità militare, e solo occasionalmente i Vicerè, che si trovassero di passaggio a Milazzo. La sua costruzione ebbe inizio nel 1613. Oggi è di proprietà dell’istituto regina Margherita che si trova nelle vicinanze, al quale fu donato dagli ultimi eredi.

percorrendo tutta la via D’Amico Rodriguez,  incontriamo questa chiesa, il cui portone principale è posto sulla strada. Fu iniziata nel 1616. E’ piuttosto spaziosa. Presentava degli arredi molto ricchi. E’ chiusa ormai da parecchi anni ed  è stata oggetto di restauro, si vocifera non molto ben riuscito. Ma non ci è dato sapere se e quando verrà riaperta.

si trova di fronte alla chiesa del SS. Salvatore, edificata nel 15° sec. dagli spagnoli, venne dedicata inizialmente al culto della Madonna della Catena. Verso la fine del seicento, assunse la nuova denominazione. Fu ampliata e restaurata agli inizi del seicento. Qualche anno fa era iniziato il  restauro,oggi, non si sa perché, i lavori sono fermi.

imboccando la via che porta al castello, prima di arrivare al suo ingresso principale, sulla sinistra vi è una strada che lo costeggia e che porta a questa piccola costruzione eretta alla fine del ‘500 come avamposto delle mura che arrivavano fino alla parte bassa della città.

è senz’altro il monumento più amato dai milazzesi e che più ci rappresenta. La sua storia è piuttosto complessa, ve ne consigliamo perciò la visita, che rappresenta un appuntamento immancabile per chi viene a Milazzo. Orari di visita: dal 1-06 al 31-08: 9.30, 10.30, 11.30, 17.00, 18.00, 19.00. Dal 1-09 al 30-09: 9.30, 10.30, 11.30, 16.00, 17.00, 18.00.

si erge dentro le mura del castello ed  era l’antica chiesa madre della cittadella. Fu iniziata nel 1608 su progetto del fiorentino Camillo Camilliani, in sostituzione della cinquecentesca Chiesa di Santa Maria abbattuta per costruire la più esterna cinta muraria ( si trovava nei pressi dell’ingresso principale del castello dove oggi c’è il bastione, non a caso, denominato di Santa Maria). Nel 1642 venne dedicata a Santa Maria Assunta. E’ ormai sconsacrata e viene utilizzata solo per convegni e manifestazioni culturali. Molto interessante la mostra permanente dei reperti rinvenuti dentro le mura del castello. Allestita dalla Società milazzese di Storia patria, è ospitata dal 2005 nella sua sacrestia. Da non perdere.

vi si arriva scendendo le scale che si trovano di fronte all’ingresso del castello. E’ una chiesa del 16° sec. ricca di opere del seicento e del settecento e ne conserva alcune provenienti dall’antica chiesa dei Cappuccini. Presenti anche numerosi sepolcri gentilizi. Vi era annesso il convento dei Domenicani, anch’esso del cinquecento, che fu sede di importanti capitoli dell’ordine e del santo Uffizio ed ospitò anche numerosi ufficiali durante i vari conflitti bellici che interessarono la nostra città. Il convento era dotato di un chiostro, oggi quasi interamente distrutto, ma per il cui ripristino sarebbero stati stanziati ingenti finanziamenti.

fondato nel 1547 dalla  confraternita del SS. Nome di Gesù si trova presso gli edifici della chiesa del Rosario, dove occupa parte dell’area ovest del chiostro dei Domenicani. La congregazione formata da laici, soprattutto maestri artigiani e sacerdoti diocesani, lo usava come luogo di incontro e preghiera. La cappella è la parte più interessante dell’oratorio ed è ricca di tele, sculture, paramenti sacri del ’700 e del ‘800. Per la visita ci si può informare presso la parrocchia del Rosario.

si trova nella via san Giuseppe, piccola strada che s’incontra prima di giungere alla biforcazione che permette di ascendere al promontorio. Edificata nel 1565 da devoti del santo in un tempo in cui la città era infestata dalla peste, è piccola e costituita da un unico vano. Ha altare maggiore in stile barocco, circondato da colonne tortili di marmo intarsiato. Subì dei rifacimenti nel seicento e nel settecento. Il gruppo statuario di “San Giuseppe con bambino” è in legno policromo ed è del 1734.

durante il percorso, sulla destra, in posizione sopraelevata, si trova questa chiesa costruita intorno al 1810 affiancandola ad un’antica cappella della famiglia Calabrò, usata poi come sacrestia.

è molto particolare, essendo allestita in una grotta che veniva utilizzata anticamente come ricovero per i pescatori durante le intemperie o come dimora da eremiti. Proprio un eremita soccorse ed ospitò il santo nel 1221, quando, navigando verso la natia Lisbona, venne qui dirottato da una tempesta. Dopo che Antonio venne santificato, la sua immagine fu posta in questa grotta, che divenne una sorta di piccola chiesa. Nel 1534 la grotta venne depredata dai corsari che portarono via anche il quadro, ma non riuscirono, nonostante il vento favorevole, a riprendere il largo. Buttarono, quindi, il quadro in mare e così poterono allontanarsi. Il quadro giunse sulla spiaggia intatto e venne raccolto da pescatori che lo riposero nella grotta. Da allora crebbe la devozione verso il santo, tanto che i fedeli si portarono via a pezzetti il quadro. La chiesetta venne successivamente ingrandita a colpi di scalpello ed arricchita. La statua lignea del santo è degli inizi del ‘700.

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